Lettori fissi

venerdì 30 marzo 2012

PER NOI CHE LE ALTRE


Spalmate o incrostate?

Sarà capitato a tutte di sentirsi come un cavolo a merenda 
anziché un bacio di dama su un bel vassoio d’argento. 

Capita, 
normale amministrazione di una vita che scorre e ci rincorre.

Ok, 
ma allora come mai c’è sempre la manza del gruppo di amiche,
 delle colleghe di lavoro, del circolo di boccette,
 che in qualsiasi giorno, ora, situazione 
(si, anche sul water a spingere con la vena gonfia sulla tempia)
 è sempre al massimo fulgore?

Quella che indossa costantemente il modello su misura, 
quella che ha sempre l’accessorio adatto, 
quella che anche col mare forza nove mantiene il boccolo in piega, 
quella che anche salvata in piena notte da un incendio te la ritrovi sulla gazzetta locale in posa da calendario.

Quella che insomma la guardi e non cambieresti nulla,
 perché è come dovrebbe essere lì e in quel momento, 
quella che cavalca l’onda mentre tu annaspi coi braccioli di paperino per restare a galla. 

Quella che se ne sta perfettamente spalmata sulla vita,
come la nutella cremosa e lucida sul pane, 
mentre tu al massimo sei come la crosta ai bordi del vasetto 
quando è vuoto.

Eppure care le mie compagne di sventura,
l’impegno ce lo mettiamo, 
sfogliamo avide di notizie glamour ogni numero di vogue, 
risparmiamo mesi per accaparrarci l’ultimo modello di borsa trendy, 
portiamo a sfinimento le commesse per trovare l’abito che svelerà al mondo la top model che è in noi, 
ma è inutile, alla fine di sovrumani sbattimenti c’è sempre quel qualcosa che allarga la voragine tra noi e il modello che rincorriamo.

Ma dove toppiamo? 
Poco buon gusto? 
Pochi denari? 
O troppa sfiga e basta?
Altro che il terzo mistero di Fatima.

Se mentre ci arrovelliamo sull’arcano, la manza di turno ci accusa di farle ombra col nostro involucro poco fashion, sorridiamole beatamente.

Perché?

Perché mentre lei suda l’anima in palestra con una carota tra i denti, 
noi ci godiamo una mega pizza con gli amici. 

Mentre lei si affanna anche la domenica tra ceretta, 
tinta e lampada, 
noi ci godiamo un pomeriggio di ozio sul divano. 

Mentre lei si arrovella nel dubbio del muscolo tonico,dell’abbronzatura omogenea, e della ricrescita sotto le ascelle,
noi abbandoniamo beatamente ogni imperfezione alle coccole del nostro boy.

E poi chi sarebbe la sfigata?

mercoledì 28 marzo 2012

PER NOI CHE UN UOMO 3


Cuore di mammà

E’ primavera! Svegliatevi bambine!

E se durante il risveglio vi è parso di intravedere la sagoma
 del vostro aitante corteggiatore,
 trasformarsi in una creatura mocciolosa stretta alle sottane di mammà, 
tranquille,
 non è l'effetto del triplo aperitivo alcolico della sera prima, 
ma solo uno dei tanti cicli numerici che allegramente ci sbarellano la vita! 

Si care compagne di sventura, 
alla fine è sempre una pura e semplice questione di numeri. 

Pensiamo alla dilatazione dell’arco adolescenza/giovinezza che si è verificato per le ultime generazioni, senza contare l’allungamento della vita media che tra non molto toccherà le 3 cifre per standard.

E la fregatura? 
c’è, c’è, che credevate.

Ricordo da bambinetta che i genitori tipo viaggiavano sulle 25,30 primavere, 
oggi osservo quarantacinquenni sale e pepe alle prese coi primi biberon. 

Meglio direte voi, 
si arriva più consapevoli al ruolo di genitore! 

Lucente perla di saggezza. 
Peccato sia lampante l’incursione di qualche dubbio nel ridente quadretto.

Se fino a pochi anni fa, il nostro papabile sirenetto,
 rapito dalla tempesta ormonale che scatenavamo a colpi di reggicalze e tiramisù, si prodigava per il transito dalle braccia di mammà a quelle nostre, 
ora il trottolino amoroso è sempre rapito,
 ma dalla tempesta dei tassi d’interesse.
 E di staccarsi dal caldo, economico e rassicurante nido d’infanzia
 neanche a parlarne. 

Tanto più che dopo 10 anni di sovvenzioni all’università, 
più altri 5 di sostegno per il praticantato, specializzazione e master, 
comprese prima auto, seconda auto e scooter, 
quale cuore ingrato, quale animo turpe potrebbe ripagare con l’abbandono 
l'ormai centenaria coppia genitrice?

Eh si amiche mie, 
come vedete anche qui tornano i numeri,
 se fino alla generazione scorsa abbandonava la sottana amorevole di mammà quando questa aveva ancora l’età per ricordare l’ora della pastiglia, oggi l’esempio più eclatante di machus italicus rimane attaccato alle sue origini fino a quando è lui ad aver bisogno del salvavita appeso al collo.

Ora, visto che la pancetta cresce e la vista cala, 
mentre il virgulto dorme beato nel lettuccio di compensato azzurro sotto il poster di jeeg robot d’acciao,
 è palese che saranno, anche loro malgrado, i benemeriti procreatori a tenere d’occhio l’evoluzione senile del nostro promesso, non noi.

Rassegnamoci, 
non ci resta più nemmeno il ruolo di badante, 
perché nella corsa estrema alla conquista di uno scampolo di mascolinità
 che ci riempia la vita,
 disoccupazione, carovita e lasagne di mammà 
saranno sempre un passo avanti.

Ma se ancora ci illudiamo di poterla spuntare sulle avversità che ci separano dall’agognato obiettivo, 
assicuriamoci di possedere almeno le attrattive di base.

Grazia, dolcezza e leggiadrìa?

Macchè,
 vitto, alloggio e paghetta settimanale!

martedì 27 marzo 2012

PER NOI CHE UN UOMO 2


Impossibile ma…falso!

Eccolo. Bello come il sole. Una visione. 
Proprio quando avevamo gettato la spugna anche sull’ultima possibilità di incontrare un esemplare di sesso opposto ancora non sposato, neurologicamente stabile e meno repellente di un troll, 
la creatura si è manifestata a noi in tutto il suo splendore.

E boom. Perse all’istante. 
Stordite dalla coincidenza di tanta prestanza fisica con altrettanta dote neuronale.

Ringalluzzite dall’inaspettato miracolo diamo fondo a tutte le nostre energie per apparire fascinose e suadenti, sfoderiamo occhi da gatta al triplo mascara e cominciamo a squittire come criceti in amore per orientare il suo gnocca-radar verso di noi.

Dopo lo stipendio dall’estetista e qualche stiloso aperitivo siamo pronte per passare al livello confidential, se non fosse che qualche atteggiamento inizia ad appannare l’aura della nostra divinità.

Ma va là! 
Le nostre solite paranoie da irriducibili precisine,
 e dopo un nanosecondo di lucidità neuronale ripiombiamo nel limbo ovattato in cui galleggiamo da giorni.

Ma pensa, 
quel buzzurro con cui avevamo meditato di metter su casa non si è degnato neanche di sbarbarsi per il matrimonio della sorella, 
mentre LUI si ceretta per sentirsi in ordine quando va in palestra!

Ci riecheggiano ancora nelle orecchie i pistolotti del tanghero per la partita persa quando lo trascinavamo a fare compere, e adesso la visione che abbiamo conosciuto non solo si offre di accompagnarci, ma è riuscita a scovare lo stivaletto trendy che cercavamo da mesi!

E miracolo! 
non solo si accorge che abbiamo spuntato i capelli di 2 centimetri, ma ci accompagna dal suo parrucchiere per l’ analisi gratuita del capello, 
che perbacco “non puoi mica opacizzare senza applicare il trattamento più adatto alla tua matrice tricologica!”

Come come?
Ceretta totale di spontanea volontà? 
Corsa ai saldi senza fucile puntato alla tempia?
 Matrice tricologica del capello?

Ok, ora nel limbo ovattato una sonora strombazzata ci è giunta all’ orecchio. 
Tanto fascino, tanta bellezza e cortesia non erano dirette a noi pulzelle desiderose di salire i gradini dell’altare, ma al figlio del nostro portiere, 
che i gradini li lucida col folletto!

Ingenue che siamo. E ci stupiamo pure?
Vogliamo mettere l’appagamento di una relazione tra due fisici palestrati liberi dall’assillo della cellulite ballonzolante e della tetta cadente,
finalmente scarcerati dalle altalene ormonali che ci sbarellano ogni due per tre, dai nostri conflitti ansiogeni di carriera o no? figlio o no? lifting o no?

Da millenni ci propinano la storia degli opposti si attraggono,
 il + e il – che si compensano e bla bla bla,
 ma quanto si compensano di più due vite regolate dallo stesso tipo di ormone e dallo stesso gel per capelli?

L’ affinità elettiva tra chi ha gli stessi tempi, usi e disusi di cervello, cuore e bicipite è innegabile amiche mie.

Come innegabili sono il tempo e la bile risparmiati per le estenuanti diatribe su tavolette del water, gomitoli di capelli nella doccia, tubetti di dentrifricio spremuti dall'alto...e l'infinita serie delle piccole gioie quotidiane che ci ammorbano la convivenza. 

Che pace! 
Un brivido da coming out istantaneo! 

domenica 25 marzo 2012

PER NOI CHE LA CUCINA


Copertine ruggenti

Che meraviglioso momento quando dopo ore di smanetto tra pirofile e padelle per servire un soufflè di crema al carciofo in salsa di astice,
il nostro principe azzurro si siede a tavola e con lo sguardo da triglia chiede: “ma perché questo pollo sa di broccolo?! 
Ti spiace se mangio pane e prosciutto stasera?”
E parte l’embolo.

Ma come?! ho indossato le vesti da perfetta massaia solo per amor tuo, orfano inconsolabile delle succulente pietanze di mammà, e che fai?
 ti lanci sul pane e prosciutto?
Buzzurro.


Mentre la rabbia si affievolisce con l’aiuto di un misto creme alla panna, suggerisco di non ammorbarci l’esistenza con sbattimenti sovrumani.


Semplice amiche mie,
 cresciamo sfuggendo a quella che ci sembrava la quotidianità scialba e monotona delle nostre ave.

Proiettate all'avventura, viviamo emancipandoci su ogni come e perchè
ma poi, non contente, ci facciamo prendere dal coccolone dell'incompiuto
 che riusciamo a placare solo con operazioni degne del primo premio
 massaia dell’anno.
 E per cosa?
No, non per il desiderio di compiacere le ingrate fauci dei nostri commensali, ma solo per confermare che noi, donne pintute e cazzute,
 siamo capaci in tutto e di tutto.
In primis nell'atavica missione di provvedere alla sazietà altrui.


Che fare allora? Sciogliersi a vita dietro i fornelli o fondare il club della simmenthal? Come dipanare l’intricata matassa?


E’ qui che scattano gli specchietti ammaliatori per le allodole un po’ orbe come noi:
 l’ultimo, geniale e schicchissimo manualetto del
 “cucinare da chef in 5 minuti” 
Hai visto mai? una luce in fondo al tunnel!


E corriamo in libreria pensando di aver dato una svolta 
all’abominevole turbinio quotidiano del pranzo e della cena.
 In un solo colpo spazzati via tutti i dubbi su cosa cucinare,
 come e in quanto tempo. 
Ora saremo chef in 5 minuti 5!


Eccolo il nostro nuovo vangelo.
Rigiriamo tra le dita la copertina lucida e sfogliamo con mani tremanti le pagine patinate dove campeggiano gigantografie di brasati fumanti, 
rustici dorati a puntino, dessert soffici e invitanti. 
Cotanto piacere per gli occhi è affiancato da una mezza paginetta di istruzioni per ogni ricetta. 

Tanta sintesi già ci rincuora, e con l’animo ringalluzzito ci fiondiamo a fare incetta di quella particolare farina, di quel lievito speciale, 
di quel vino d’annata.
Peccato che al quinto super battuto per trovarli, ci baleni il dubbio che le pietanze amabilmente presentate, 
non siano poi così semplici da replicare.


Allora vuoi che quel vino fruttato alla ricetta n.5 non possiamo sostituirlo col moscato preso in offerta al 3x2? 
E quel merluzzo che abbiamo in freezer? 
farà pure la sua porca figura al posto della trota di fiume paventata a pag. 18!


Un giro di scaffali ed uno tra i buoni spesa che ci infagottano il borsellino,
e tutto il nostro entusiasmo per l’agognata emancipazione culinaria si sgonfia più velocemente di un soufflé a forno aperto!


L’illusione è stata breve,
giusto il tempo di sgualcire un po’ le pagine dell’ultimo impaginato di leccornie. 


Cambiano gli spessori, cambiano gli editori e cambiano le divette in copertina, a non cambiare mai è solo la nostra speranza
 di evadere dai soliti sbattimenti quotidiani.


Sperimentare è sempre divertente, 
nella fantasia.
Peccato che nel turbinio delle nostre giornate vere, fatte di corse ad ostacoli 
e ritagli di tempo e stipendio,
 l' energia da dedicare alle libagioni sia sempre quella:
l’ultima offertona del super sotto casa, cotta ai fumi del nostro ego evaporato e condita con un filo d’olio.
Del nostro gomito.
E buon appetito a tutti!

sabato 24 marzo 2012

PER NOI CHE UN UOMO


Estenuescion

Incredibile ma vero.
 A trent’anni suonati tutto avevamo immaginato tranne che di passare il sabato sera spalmate sul divano in compagnia di fuffy e la maratona di sex and the city in tv.

No, niente influenza, niente ustione da lampada selvaggia, niente fritto misto rispuntato sul naso come una borchia purulenta.

E’ solo che l’idea di passare almeno tre ore armeggiando di ceretta, phon e push-up, per lanciarci in una notte di gagliarde follie
 non ci mette più addosso quel brivido di una volta.
Ma come?
 A vent’anni eravamo capaci di apparecchiarci come una ballerina
 del moulin rouge nel tempo di un pit-stop a Maranello, e adesso? 
non ci smuoveremmo neanche trainate da quattro ruote motrici.

Questione di feeling come direbbe Riccardo,
 no questione di bile.
 Dopo anni di batticuore, diete, palestra e mutui dall’estetista,
 dopo anni di incrollabile entusiasmo abbiamo mollato la presa come il bottone dei calzoni dopo il pranzo di Natale.

A vent’anni il sirenetto col quale dividevamo la bibita al cinema ci scriveva bigliettini zuccherosi da crisi iperglicemica.
 Dopo i trenta il messaggio più romantico che riceviamo è il post-it sul frigo “ricordati di pagare il bollo auto”.

A venti lui passava a prenderci sotto casa con l’auto tirata a lucido,
 e vestito di tutto punto, sbarbato e profumato aspettava paziente mentre noi terminavamo le operazioni maniacali di trucco nell’emozione dell’incontro.

Dopo i trenta siamo noi che andiamo a prenderlo al campo di calcetto, 
e lui sudaticcio dentro una tuta più vecchia delle nostre barbie, si fionda in macchina bofonchiando “sbrigati che da pino il re del crostino inizia la partita”.
E son soddisfazioni.

A vent’anni il trottolino amoroso si accorgeva del nostro completo intimo zoccolone da sotto il cappotto, 
ora pizzi e nastrini sortiscono lo stesso effetto di una muta da sub. 

Questione di feromoni svaporati o siamo entrate nel vortice della fantomatica noia che tutto ammorba? Dubbio amletico.


Ma forse la dura verità è che siamo incontentabili,
 ci parte l’embolo appena il primo furbacchione prova a distoglierci dal quadretto alla mulino bianco che ci siamo marchiate a fuoco dai tempi dell’asilo.
Uomo da sogno = vita da sogno
 e non si discute. 

Solo che dopo anni di sacrosanti sbattimenti per apparecchiarci a festa sperando nell’incontro con la divinità a noi predestinata, siamo un po’ provate.

 Ma se l’entusiasmo vacilla, l’orgoglio no,
 e piuttosto che rinunciare al bello-macho- ricco-sensibile-fedele che popola i nostri sogni e sostiene il nostro ego, preferiamo metter su cellulite e rughette in tronfia solitudine.

Ma rilassiamoci amiche mie,
non sempre abbandonarsi al calore di una stretta dal bicipite flaccido
 e dal polsino sfirmato sancisce la sconfitta.

Anzi, in tempi dove spread e inflazione ci ammorbano la vita,
 meglio puntare all’uovo oggi che alla gallina domani,
 che se la gallina arrivasse coi tempi delle pensioni, sai la fregatura!

venerdì 23 marzo 2012

PER NOI CHE LA BELLEZZA

Divagazioni da spiaggiante

Ogni anno, impietosamente arriva il week end del primo mare di stagione,
 e il costume batte dove la ciccetta duole.

Pur frenate dal conto in rosso, ma irriducibili della prima fila fronte mare, riapriamo il cassetto della chincaglieria da spiaggia nel tentativo di riciclare qualcosa.

Stirando qui, allungando di là, e rimanendo in semi apnea, siamo rientrate nel pezzetto di lycra variopinto che ci è costato la tredicesima dell’anno passato.

Arriviamo in spiaggia col colorito di una seppia al vapore,
 bardate con copricostume oscura (dis)grazie modello talebana integralista,
e dopo una rapida circospezione da dietro l’occhialone formato parabrezza, accendiamo lo "gnocca radar".

Eh si amiche mie,
perché se il confronto con le donnine photoshoppate delle riviste è deprimente, la manza palestrata in perizoma come vicina di ombrellone è istigazione al suicidio.

Evitarla è puro istinto di sopravvivenza.

Trovato lo scampoletto di sabbia in zona neutrale, svuotiamo la cofana mare di tutte le cianfrusaglie inutili che siamo riuscite a stiparci, sistemiamo il telo con riga e squadra per beccare anche il più remoto raggio di sole,
e con velocità prossima a quella dello shuttle in decollo, ci sdraiamo con posa da sfinge, che si sa, di "piatto" facciamo ancora la nostra porca figura.

Così arenate, in posizione antigravità, diamo libero sfogo alle nostre psicomenate da solleone,
iniziando a divagare sul pubblico spiaggiante.

Uno spasso.

Dopo anni di onorato struscio costiero, rimango ancora ammaliata dalla mirabolante varietà di forme, volumi e densità che può assumere la doppia appendice adiposa più chiacchierata del mondo.

Eh si pulzelle mie, parliamo di culi.

Se ne vedono di ogni forgia: scatolari, concavi, tubolari,
 il trionfo della geometria!
 Se poi vogliamo darci un tono filosofeggiante,
 è sorprendente come la conformazione del lato "B" sembri rispecchiare il carattere della proprietaria.

Ci avete mai fatto caso?

Culetti svettanti e sempre all’erta sono lo stendardo della starlettina
 dè noartri alla ricerca di una o più mani che, oltre a tastarlo,
 siano disposte a spingerlo verso nuovi orizzonti.

Poi troviamo le appendici piatte, quasi concave, appannaggio della minimalista-ambientalista-salutista che rifugge il superfluo, 
 quella che ha l’anima più verde di un gorgonzola dimenticato nel frigo dall’anno scorso, quella che riciclerebbe anche il moccio del pargolo svezzato a tofu e germogli di soia.

E che dire delle estremità a monoblocco, parte unica col tronco,
 stendardo della matrona tutta d’un pezzo, quella che appena nata ha guardato di traverso pure l’ostetrica,
 quella che col cane e marito al guinzaglio tiene in riga il condominio.

E poi ci sono quelli che preferisco,
 gli incontenibili, gli strabordanti, i rivoluzionari,
quei sederi che si riappropriano del loro spazio
nonostante il tentato contenimento.

Per quei didietro che osano abbondare in barba alla crisi,
 che sanno andare oltre la recessione, la pancera e gli schemi,
 una ola con vuvuzela!

giovedì 22 marzo 2012

PER NOI CHE LA BELLEZZA


Il triangolo no! non l’avevo considerato!

"Ma dove vai se alla brasiliana non ce l’hai!"
 ecco il nuovo motto dell’estate.
Evviva.

Come se non fosse già abbastanza dura, ci dovevano ammorbare l’esistenza con la moda della ceretta totale.
 si amiche mie, TOTALE.

Anche lì, dove ogni 15 giorni con goccia di sudore freddo dalla tempia, stendiamo la cera "a bordo",
lì dove trattenendo la lacrima di dolore arriviamo di pinzetta con precisione millimetrica,
lì dove rasiamo a spessore calibrato come sui campi da golf.

Adesso via tutto.
Perché fa cool, perché fa trendy, perché risveglia l’erotismo di coppia.
Ecco appunto, di coppia.

Ma perché il compito di questo risveglio dei sensi anestetizzati,
 previe operazioni caratterizzate (guarda caso) da sempre crescente soglia del dolore, deve essere costantemente appannaggio della pulzella?

 Hai visto mai che per ingoiare una pillolina blu ci sia bisogno della freddezza da serial killer che dobbiamo sfoderare noi per non piangere come scolarette al fatidico strappo inguinale?

Altro che spread alle stelle, altro che inflazione ai massimi storici,
ad impennare è la nostra strizza già prenotando l’appuntamento dall’estetista.
Al confronto l’ansia da crollo della BCE è roba da dilettanti!

mercoledì 21 marzo 2012

PER NOI CHE LA BELLEZZA

Come il baccalà sotto sale  

Hai visto quella! ha più dossi di uno sterrato sulla Marsica! E quell’altra?! sulle cosce ha più buchi di un groviera!
Perfide che siamo. Spietate come un cobra che ingoia ratatouille,
 nello scovare con la precisione di un microscopio elettronico ogni particolare che affossi l’autostima della concorrenza, e rinvigorisca la nostra.
Ovviamente.
Perché? Perché siamo ossessionate dal confronto.
Che ha quella più di me! Niente. Anzi si. Ha più cellulite! Tiè!
Eh brave,
 perché sappiamo che quando si divide con qualcun’altra,
il peso della ritenzione idrica è inferiore.
Mal comune mezzo gaudio sempre valido.
Direi che dinanzi al perenne confronto che ci ammorba le giornate al mare con le nostre flaccide grazie esposte alla canicola, ci troviamo ad un bivio: ignorare il sodo altrui (impossibile)
 o provare a rincorrerlo.
 Magari "asciugandoci" un tantino qui e là, come il baccalà sotto sale.

 E giù coi fanghi, massaggi, e piallaggi! 

Ai primi accenni di primavera corriamo a fare incetta di creme leviganti, lipo snellenti, rassodanti e termo agenti che ci riempiono l’armadietto del bagno e ci svuotano il conto in banca, abbagliate dal miraggio della figura asciutta, scattante, e arrapante per il mandrillo di turno.

Amiche mie, lo so, è dura rassegnarsi,
ma quando dopo mesi di questi amabili risvegli:
-ore 6:00
Sveglia con contorsione al buio per uscire dal letto senza svegliare il sirenetto che la notte vi onora di rantolare al vostro fianco.
-ore 6:05
Apertura palpebre previa disgiunzione manuale delle borse sopra oculari da quelle sotto oculari.
-ore 6:10
Miscelazione acqua e fanghi del mar morto con relativa ustione
 (l’acqua calda non arriva mai, ma d’improvviso esce a 60°).
-ore 6:15 

Spalmaggio fanghi sulle cosce stile nutella su maritozzo.
-ore 6:30
Imballaggio cosce stile culatello di Norcia con triplo giro di pellicola trasparente.
-ore 6:40
Osservazione, conta e catalogazione dermatologica dei punti neri,
 peli incarniti, rughette.
-ore 6:45
Ispezione ricrescita ascella, baffetto, sopracciglie.
-ore 6:50
Miscelazione e applicazione schiarente baffetti con relativo mancamento da inalazione di acqua ossigenata.
-ore 6:55
Rasatura ascelle con rivoletto di sangue per il taglio a tripla lama dell’immancabile peluzzo incarnito.
-ore 7:00
Apertura finestre (anche se fuori nevica)
 previa apnea da esalazioni di acqua ossigenata mista ai vapori di alga del mar morto (mai nome fu più azzeccato).
-ore 7:05
Pinzettatura sopracciglie con relativa scarnificazione ed estrazione di quelle non ancora spuntate.
-ore 7:15
Disimballaggio cosce e rimozione fanghi previo ammollo disincrostante
(con getto d’acqua che stavolta esce sui -4C°, ovviamente).
-ore 7:30
Rimozione fanghi dalle pareti della doccia, da spugne, spatole e cazzuole, lavandino, specchio, pavimento.
-ore 7:45
Applicazione e massaggio di crema snellente alle alghe, caffè, rosmarino, centella, ficus, ananas, guaranà con movimenti da impastatrice industriale.
-ore 8:00
Detersione sudore ascelle (causa quanto sopra) con salviettine detergenti più alcoliche di un grappino tirolese, e relativo urlo ricacciato in gola per non svegliare il sirenetto ancora nelle braccia di Morfeo.
-ore 8:05
  Ispezione ed eventuale spuntatina al triangolo delle bermuda
 a sud dell’ombelico
-ore 8:15
Slalom nuda in camera da letto per arrabattare la biancheria dai cassetti
finchè lui, il nostro cherubino, la luce nel buio dell’incerto futuro, l’ancora nel mare delle nostre ansie, stiracchiandosi con la grazia di una foca monaca,
 ci scruta con piglio saccente e bofonchia "sai mi sembri un po’ gonfietta, perché non vai a correre prima di andare a lavoro?"

Rialzo di pressione al limite dell’infarto (nostro)
e sbadiglio sonnacchioso (suo).

A questo punto due cose appaiono lampanti:
 il suicidio (nostro) sarebbe lungimirante,
 l’omicidio (suo) magari stile psyco, sarebbe ancor più lungimirante,
 ma ci sporcherebbe la cabina doccia appena ripulita dai fanghi.

E allora che fare di fronte al baratro?

Nulla amiche mie, solo una grossa grassa risata ci solleverà dopo tanta fatica.

Ma una consolazione c’è,
 a forza di massaggiare, levigare, esfoliare, ci saranno venuti due bicipiti da boxeur professionista, che potrebbero tornare utili al prossimo lungimirante consiglio del nostro trottolino amoroso!

martedì 20 marzo 2012

PER NOI CHE LA CARRIERA

Ordinari sbattimenti
Udite udite!
Secondo recenti studi made in USA (e dove sennò?) dopo quarantacinque anni e una roboante rivoluzione sessuale e lavorativa, pare che da parte delle donne ci sia un baldanzoso ritorno al ruolo di angelo del focolare.

E si amiche mie, rassegnatevi. Voi paladine della ventiquattr’ore e della riunione aziendale in videoconferenza da Tokyo, voi che rispondete alla chiamata dall’ufficio anche in piena veglia funebre dello zio Carmine, voi che non prendete ferie da 6 anni per rincorrere la promozione, ora si cambia! Dietrofront!

E’ tornato il tempo della crostata fatta in casa, dei pavimenti lucidati a specchio e dei marmocchi accuditi dalla nascita alla pensione (la loro).

Sarà colpa della crisi economica, politica, e neuronale, ma diciamocela tutta ragazze, se per noi la questione famiglia e carriera ha sempre dato qualche problemino in più rispetto ai boy, oggi siamo alla frutta.

Per anni, tutte infervorate dal sacro fuoco della carriera ci siamo spremute le meningi su corsi, master e specializzazioni. Abbiamo dribblato avances, raccomandati di turno e colpi bassi, per conquistare un posto in prima linea nella ridente business class, ma d’un tratto i nostri collegamenti cerebrali hanno fatto cilecca su un’equazione che prima tornava, ora non più:

studio + lavoro = realizzazione = soddisfazione
urca, l’equazione perfetta!

Almeno fino a quando qualcuno, a parole prima e con cordiale spinta sul didietro poi, ce ne ha fornito delle varianti

studio + lavoro - spintarella = sbattimento gratis = soddisfazione (altrui)
oppure
studio - lavoro + scollatura = semeladaicipensoio = soddisfazione
(sempre altrui)
Perbacco amiche mie, ora si che i conti tornano!
Peccato solo averci impiegato due lauree e tre master per capirlo!
Una volta rinsavite dai torpori giovanili è necessario quindi prodigarsi per la soddisfazione altrui.

E la nostra?
 Arriverà, abbiate fede.
Come?
Per vie misteriose, ma la prossima volta che vedremo il nostro capo promuovere la scosciata di turno, c’è l’alta probabilità che una rivelazione ci illumini.

Si ma in attesa della folgorazione che fare? tornarcene a casa gettando al vento generazioni di sofferte conquiste e darla vinta al sessista pensiero?
Giammai!
 Anche perché siamo così avvezze alla battaglia che il nostro tasso di adrenalina quotidiano viaggia sul limite del colpo apoplettico, e l’idea di rallentare già ci manda in tilt.

In oltre mezzo secolo di crociate abbiamo ottenuto un’escalation di soddisfazioni, peccato solo che dopo tanto sbattimento tutto abbiamo conquistato, tranne che il tempo per godercelo!

Pensateci un attimino care le mie irriducibili stacanoviste, è più padrona del suo tempo/corpo/spirito la pulzella che alterna mattina in palestra, caffè con le amiche, cane al parco e crostata fatta in casa, o noi che rimbalziamo come una pallina da flipper tra riunioni in ufficio, tramezzini rinsecchiti, e nottate sul progetto da consegnare?

A buttarla lì direi buona la prima, ma già le vedo accalcarsi in piazza le irriducibili dei cortei femministi, peccato che ai tempi dei falò in piazza il mondo fuori dal tinello fosse davvero una florida terra di conquista...

Ora la vera svolta sarebbe poter frequentare casa nostra più della portinaia che ci consegna la posta!

lunedì 19 marzo 2012

PER NOI CHE LA CARRIERA



"SG", "SC" o "T"?
Ricordi?
Al quinto compleanno, scartando la confezione della barbie manager, hai votato l’anima alla carriera.

Al decimo hai barattato le figurine collezionate da tuo fratello con l’abbonamento a "piccole imprenditrici crescono".

A quindici hai messo gli occhiali stile fondo di chinotto per le troppe ore su quei tomi che al confronto l’enciclopedia britannica sembrava il corriere dei piccoli.

A venti ti sei fatta anche 200 km di coda sotto la canicola d’agosto per non perdere l’ultima lezione sul marketing del porcino trifolato sottovuoto.

A venticinque ha iniziato a serpeggiare in te l’atroce dubbio che la vita fosse un pelino diversa da quella che suggeriva il manuale della donna felice e in carriera.

Ma come?!
Anni a prepararti con incrollabile dedizione per un trionfale ingresso nella ridente business class, e adesso che ti offrono?
Di vendere materassi antiacaro al call center per 300 euro al mese tutto escluso?! Giammai!

E giù di curriculum, mail, telefonate, fino a quando, ipnotizzata sulle pagine de illavorodeituoisogni.com, che arriva come una badilata in piena fronte lei,
l’illuminazione.

Ora, premesso che, se appartieni al gruppo "SG" Super Gnocca,
 è raccomandabile cessare ogni attività neuronale che non sia strettamente legata alla cura di un fisico da calendario.  

Vantaggi:
ti si schiuderanno dinanzi le gioie delle 3P (patte, portiere e portoni) anche se non necessariamente in quest’ordine.

Svantaggi:
anche a 105 anni dovrai avere l’aspetto di una coniglietta di playboy. Chirurgicamente parlando, un tantino dispendioso.

Se appartieni al gruppo "SC" Super Cozza,
 è raccomandabile cessare ogni attività fisica che non sia finalizzata ad un continuo sviluppo neuronale.

Vantaggi:
 il Nobel garantito.

Svantaggi:
tutti si aspetteranno da te la soluzione alla fame nel mondo, la cura per il cancro, il disarmo mondiale. Robetta così.

Se appartieni al gruppo "T" Tipo,
 saranno cavolacci amari, perché non avrai un percorso tracciato da seguire, perché dovrai trovare da sola, tra mille sbattimenti e contraddizioni, la formula vincente per la sopravvivenza!

Dovrai laurearti con Lode, ma la sera sfornare le lasagne per il tuo sirenetto. Dopo due master e tre specializzazioni per rincorrere un "co.co.pro oggi lavori domani non so", accenderai un mutuo trentennale a tasso usuraio per conquistare un trilocale con posto auto fronte discarica comunale.
Ti diletterai tra una cotoletta impanata e una lavatrice, scorrazzando tra lavoro/casa/secondo lavoro, fino a sera,
 quando per chiudere in bellezza manterrai vivo il fuoco della passione con una performance degna della migliore Moana.
Il tutto entro le 23, perché la mattina presto pulizie, banca, ufficio, spesa...
Ovviamente.

Vantaggi:
ci sto ancora pensando.

Svantaggi:
quanto tempo avete a disposizione?

Si, ma direte voi, e l’illuminazione? 

Ovvio amiche mie,
applicarsi per rientrare in "SG" o in "SC".

Rende molto di più e ci si sbatte mooolto meno.

Parola di lupetto.
Parola di un "tipo"!

INTRO

Certi giorni non c'è nulla da fare, è così e non si discute.
Appare lampante che l’universo e relativo marasma cosmico nei dintorni ce l’hanno un po’ su con te, e volendo essere pignoli,
col tuo essere femmina della specie.

Il catorcetto che guidi ti ha mollata nel traffico e correndo sotto il diluvio come una lepre impazzita, hai centrato il "regalino" di bobby col sandalo nuovo.

Ti precipiti a lavoro rasentando il triplo by-pass, giusto in tempo per beccare quel marchesino del capo ufficio stropicciare il tuo contratto in scadenza, e contemporaneamente le tette della stagista moldava.

Con l’entusiasmo di una foglia morta sul parabrezza, sprofondi nella solita giornata di fotocopie e caffè da distributore, riuscendo quasi a convincerti di fare ciò per cui hai studiato metà della vita.

Il tempo di ravanare nella borsetta falso vuitton vero tarocco per scovare il cellulare, che l’occhio cade dove l’sms duole: l’amorevole messaggio di un’amica rende noto a te, e giusto 350 amici su facebook, che il tuo moroso storico scambia pensieri infuocati con un certo "Ugo86".

Stralunata e in overdose da bile, ti trascini a casa con il cuore nel tritacarne.

Scalpiti, piangi e ti disperi, ma quando finalmente il tuo animo si illude che meriteresti qualcosa in più di un tiro di sciacquone, accendi la tv e che trovi in tutte le salse?
Solo una girandola di donzelle felici, gnocche stratosferiche sponsorizzate dal maneggione di turno, e tanto per gradire, pure vincenti a chi vuol esser milionario.

Evvaffanculo allora!

Niente paura.
Normale amministrazione per noi donnine pintute e cazzute, abituate agli spread che salgono, agli amori che tentennano, alle celluliti che ballonzolano.

Troppo cresciutelle per illuderci ancora su una vita da barbie e ken nella villa da sogno, ma irrecuperabilmente ingenue per non sognarla più.

Tra fisse, mode e contraddizioni saranno sempre psicodrammi, ma godiamoceli come la nutella, andrà tutta sul lato B, ma in questi tempi di magra occorrono donne "di spessore"!